Bocca di rosa non abita a Bologna

Il mio editoriale per il Corriere di Bologna-Corriere della Sera

Meretrici, prostitute, donnacce. Le parole contano, pesano. Come pietre. Meglio sarebbe per chiarezza chiamare le donne che vendono il proprio sesso sulle strade della città e del nord-est, con il vero nome: schiave.  Ma come canta il poeta Guccini “di certe cose non si è mai parlato”. Perché in fondo Bologna oltre che la sedicente “più progressista” è anche molto ipocrita, provinciale, e spesso mette la testa sotto la sabbia. Altrimenti non si spiegherebbe il silenzio della politica, l’afonia del femminismo reattivo a ogni violazione delle desinenze sulla carta intestata e nei protocolli. La sostanza parla chiaro. Migliaia di giovani donne rapite, frutto della tratta sulla rotta balcanica e su quella africana, oggetto di violenze, ricatti e prigionia. Gettate in mezzo alla strada a soddisfare i pruriti borghesi dei maschi metropolitani e del proletariato in cerca d’evasione da sé stesso. 

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Bologna non è Cremona. Ma nemmeno una continua guerriglia urbana

Il mio editoriale di oggi per il Corriere di Bologna-Corriere della Sera

A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro… che ti epura.” Pietro Nenni, socialista, non proprio dal temperamento molle, sintetizzò egregiamente e solennemente il rischio del massimalismo, dell’ortodossia rispetto al pragmatismo idealista dei riformisti. Tacciati appunto di tradimento rispetto al verbo del proprio campo di riferimento, la sinistra. Una storia antica, che rimanda agli inizi del secolo scorso e che ancora si trascina e riemerge carsicamente. Salvo che a lanciare anatemi non sono gruppi espressione di forze alternative a quella dominante, ma componenti che un tempo sarebbero state indicate come settarie. Nel caso di Bologna questa tensione ha una lunga, e oserei dire nobile, tradizione consumatasi tra le mura domestiche, ma con ripercussioni anche nazionali. 

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Il ruolo chiave che hanno i partiti

Il mio editoriale di oggi per il Corriere di Bologna-Corriere della Sera

La democrazia è fatta di partiti politici. Senza, semplicemente la democrazia non esisterebbe. Poiché rimanderebbe ad una società monista, e pertanto autoritaria. Le organizzazioni politiche garantiscono pluralità, differenziazione di interessi e partecipazione politica. Non è un caso se la Costituzione italiana serba loro un ruolo chiave quali associazioni che garantiscono ai cittadini di organizzarsi liberamente per “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49).

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