Memento italiano

Una riflessione sull’Italia e i suoi mostri
(pubblicata su “doppiozero“)

Una flessuosa linea di continuità ha attraversato la storia politica italiana, almeno nel periodo repubblicano. Eventi rilevanti, cruciali, definiti variamente come «terremoti», «innovazioni», «rivoluzioni», sono stati in realtà rapidamente derubricati a corrente normalità.
Un collettivo fenomeno di rimozione, cancellazione cosciente o acquiescente e interessata, delle vicende dolorose e vergognose della storia patria. Abbiamo superato o meglio saltato con un’alzata di spalle e un misero e incespicante mea culpa rapidamente recitato come svogliati ragazzini in sagrestia. Per passare da una fase – triste e ignominiosa – a una potenzialmente prospera e civile.
Alberto Sordi ne I Vitelloni di Federico Fellini

È possibile individuare quattro momenti in cui il cambiamento, pur significativo, ha coinciso con una fase di continuità, una lunga e indistinta calma come se nulla (o quasi) fosse avvenuto. Gli snodi della Repubblica, salutati rapidamente come «rivoluzionari» o «epocali», si sono trasformati però in una appiccicosa fase di reazione, di ritorno alla conservazione e dunque alla continuità senza cambiamento. Leggi tutto “Memento italiano”

Il Movimento 5 stelle e il futuro del “grillinismo”

Impegno, delega e “me ne frego” (in rivista “Doppiozero”)
Whatever. Un voto di protesta, consenso espressione del populismo e tratto di qualunquismo di ritorno, pervasivo e corrosivo, anelito della società in affanno e consumata dalla crisi. Viceversa, il Movimento 5 stelle (M5s) quale momento catartico dell’italico spirito dopo vent’anni di anti-Stato e civismo alle vongole, voto illuminante e illuminato. Istanze post-materialiste (di destra o di sinistra?), politiche ‘ambientaliste’ e new style of life, coniugate con istrioniche metafore, dotte citazioni e invettive personali. Il luddismo vetero francescano, l’enfasi per le ‘nuove tecnologie’ e i social network. L’autarchia stile ventennio (quello del Novecento) e il mondialismo della Rete. L’anti-mondialismo doganale condito da dosi di nichilismo dannunziano e voglia di citoyenneté active, Marinetti, il futurismo politico, la partecipazione 2.0, visioni tecnologiche à la Stanley Kubrick, e l’orto sotto casa. Le masse, le folle più o meno oceaniche e le traversate maoiste come le mietiture mussoliniane, l’’uno vale uno’ e la leadership centralizzata. O forse autoritaria e a tratti lugubre e machista. Ma non scomodiamo il concetto di càrisma s’il vous plait, piuttosto grande fascinazione per un oramai politico abile, intelligente e spregiudicato.

Insomma una schizofrenia interpretativa che in realtà cela l’affanno di capire (noi stessi) la politica e il M5s. L’Italia intera. Il voto a ‘Grillo’ (neanche candidato!) e l’exploit della sua lista, del movimento nato e cresciuto repentinamente tra i sorrisini ebeti di chi pensa di aver sempre capito tutto, ma poi scopri che non ha capito nada, dicono molto sulla società italiana. Anche se spiegano poco.

Un partito à la carte dunque, una forza politica che offre ‘a ciascuno il suo’, in cui ogni elettore di varia estrazione riscopre un senso di appartenenza, o meglio di distinzione da loro, dalla casta, che poi tale non è posto che è così permeabile. Ma comunque il messaggio di alterità pare sia stato garantito solo dal M5s. Un blocco sociale sedimentato, di cittadini votati all’anti-politica, all’anti-Stato, all’anti-tasse. Una protesta tout court. Del resto anche la persistenza del voto per B. conferma che le tradizioni politiche sono solidamente ancorate nel tessuto sociale e politico dell’Italia, e che non è bastato un ostracismo europeo per cancellare il berlusconismo latente nell’italico cor. Leggi tutto “Il Movimento 5 stelle e il futuro del “grillinismo””