Preferential Voting in Italy

article published on REPRESENTATION
Preferential Voting in Italy. General Lessons from a Crucial Case

unnamedThe Italian case can be considered one of the most seminal political systems that has adopted open-list proportional representation. We have tested the hypotheses related to the determinants of preference voting. In order to measure the consequences on the voting behaviour, different variables have been considered. Findings coherent with the literature on the topic have confirmed the effects of sociopolitical variables on electoral behaviour. A degree of counter-intuitive and innovative data is also presented, especially concerning the determinants of preference voting. Data vindicate some impressionistic interpretations of Italian political and electoral paths. Party size, social capital, and district magnitude among others predict a big share of variation in preference voting.

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NEW Book Review: The Presidentialization of Political Parties

on Political Studies Review (by Maximilien Cogels, University of Louvaine)

leadershipWhile the study of presidentialisation is often combined with the concept of personalisation, Gianluca Passarelli decides to make a clear conceptual distinction between the two, focussing on the already highly debated study of the presidentialisation of politics. By starting with the premise that under certain circumstances presidentialisation is also possible in non-presidential systems (this is highly contested between scholars), this book takes a closer look at the presidentialisation of political parties in the world, advocating that the presidentialisation of politics stems from the behaviour of political parties. This collaborative book considers that political parties are the driving force behind the phenomenon. The authors study in this book the constitutional structures (opportunities and constraints) that affect presidentialisation while including party genetics (and their organisational changes over time) as an intervening factor. This is an original approach given the fact that these two dimensions are often studied separately. Indeed, the book is innovative in regard to two crucial points, the first being the study of these two dimensions together, and the second being its method of bringing together all types of democratic regimesLeggi tutto “NEW Book Review: The Presidentialization of Political Parties”

Book Review: The Presidentialization of Political Parties

Book Review on Italian Political Science (by Luca Verzichelli, University of Siena)

leaders_inspire_1200x627This volume is an important contribution to the field of comparative political institutions because it focuses on the growing role of party leaders who assume a relevant institutional power in many advanced democracies.  The notion of “presidentialization” is at the core of the volume’s theoretical framework. However, in contrast to other pieces of empirical research emphasizing the impact of institutional changes on the development of party structures, the volume endeavors to explore the phenomenon of the increasing importance of party leadership independently from the evolution of the institutional setting. This is, as noted by the editor in the introduction, the “missing link” in the study of presidentialization. More precisely, Passarelli aims to explain the varying intensities of “party presidentialization” one can observe by comparing certain countries using a simplified framework built on two separate dimensions: institutional presidentialization and party genetic presidentialization.

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Macron Président! ça change tout?

imagesLe elezioni presidenziali francesi del 2017 non si sono concluse il 7 maggio, con il ballottaggio tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Il risultato politico completo si avrà dopo il secondo turno delle elezioni politiche. È un dato affrontato poco e soprattutto male, specialmente in Italia. Lo sguardo breve, i commenti spacciati per analisi spesso hanno tralasciato alcuni elementi sostanziali. Utilizzando alcuni dati base, sosterrò che la tornata elettorale del 2017 rappresenta un elemento di innovazione per alcuni aspetti, a fronte di continuità e di potenziale cambiamento misurabile solo dopo lo svolgimento delle elezioni politiche. L’enfasi sui quattro atti elettorali è cresciuta dal 2000 (riforma costituzionale che ha ridotto il mandato presidenziale da 7 a 5 anni e limite di due mandati consecutivi, rendendo politicamente “responsabile” il capo dello Stato), e dalla successiva inversione del calendrier électoral nel 2002 che fece tenere prima le presidenziali e poi le politiche. La vittoria di Macron rappresenta dunque, ad oggi, una innovazione solo nella misura in cui il partito presidenziale sarà in grado di vincere la maggioranza dei seggi all’Assemblée nationale (il Senato non conferisce la fiducia, sebbene non sia un’Aula silente). Per farlo Macron dovrà mettere in campo una straordinaria azione di rinnovamento degli schemi e della competizione partitica che abbiano conosciuto sino ad ora. La legge elettorale prevede collegi uninominali, con secondo turno eventuale. Se nessun candidato ottiene la maggioranza dei voti espressi, si tiene una seconda competizione cui accedono i candidati che abbiano ottenuto almeno il 12,5% degli aventi diritto (in passato era del 5%, poi del 10%), il che significa che la soglia implicita al netto dell’astensione media, è pari al 20% circa (altro che diritto di tribuna!), ossia un limite assai elevato per l’accesso alla rappresentanza, a meno che non si tratti di partiti nazionali e forti, ovvero di forze con una solida base elettorale concentrata geograficamente. Inoltre, il doppio turno di collegio innesca, o meglio accompagna, una dinamica bipolare e, stante talune condizioni, bipartitica. La competizione bipartitica è sostenuta dal traino presidenziale, almeno fino al 2012. Senza la sfida per l’Eliseo il potere negoziale a livello di collegio aumenterebbe la forza di coalizione anche di formazioni relativamente piccole, almeno per le prime tornate in cui elettori e partiti acquisissero informazioni e sviluppassero strategie. Voto sincero, o meglio espressivo (della identità politica dell’elettore), al primo turno, e voto utile, o meglio strategico (l’elettore sostiene il candidato meno inviso), al secondo. Il “rischio” paventato per il neo presidente francese è la cohabitation. Al netto della discutibilità, da fondare empiricamente, sulle difficoltà scaturenti da un’eventuale presenza di maggioranze politiche avverse tra Matignon e Eliseo (posto che il sistema semi-presidenziale è flessibile e consente in tal caso il governo delPrimo ministro), la conquista di una maggioranza parlamentare coerente rappresenta la sfida presidenziale. Macron dispone però di alcuni strumenti non trascurabili. Al di là delle doti di intuito politico-elettorale di cui ha dato ampia dimostrazione negli ultimi tre anni almeno, il neo presidente francese può fare affidamento su alcuni elementi di contesto, da non sottovalutare. Il primo è l’honeymoon effect. Gli studi politologici comparati indicano un periodo di grazia elettorale per il capo di governo neo-eletto che beneficia di una cospicua dose di benevolenza da parte dei propri concittadini, inclini a conferirgli maggiore fiducia nelle prime settimane post elezioni.  Molti elettori potrebbero saltare sul carro del vincitore (band wagon), completando la scelta effettuata il 7 maggio. Del resto i precedenti elettorali successivi al 2002 indicano chiaramente che una quota rilevante di elettori tende a premiare il Presidente della Repubblica (PdR), ritenuto vero responsabile dell’azione di governo. Fino al 2000-2002 il PdR era percepito prevalentemente come “padre della patria”, arbitro abbastanza neutrale e imparziale, che utilizzava il Primo ministro come fusible, da sostituire all’uopo per rinvigorire l’azione della maggioranza, nel caso di maggioranze omogenee (Fabius al posto di Mauroy nel 1984, Cresson nel 1991 e Bérégovoy nel 1992, o ancora Juppé nel 1995, fino al turnover durante le presidenze di Hollande e Sarkozy), ovvero di provare a sconfiggerlo, invocando e convocando elezioni anticipate (1988 e 1997, per esempio). Altri dati, spesso spacciati per “rivoluzionari”, sono importanti ma non eclatanti. Rappresentano cioè un elemento di contesto che potrebbe mutare significativamente se cambiasse il quadro partitico. L’astensione è cresciuta di 5 punti percentuali rispetto al 2012, ma è diminuita di 3 punti percentuali se confrontata con il dato del 2002. A meno di contorsioni concettuali, bisogna considerare il livello della sfida, della contendibilità percepita e degli attori in campo. La partita del 2017 si è chiusa al primo turno, come nel 2002, ma è mancato l’apporto di tutto l’arco costituzionale, se consideriamo che Jean-Luc Mélenchon ha sostanzialmente fatto appello al non voto, mentre nel 2002 la mobilitazione contro Jean-Marie Le Pen fu omogenea. Ergo non agitarsi troppo, la partecipazione è stata del 75 %, che in termini comparati (operazione che non fa mai male) rappresentano un dato rilevante… CONTINUA QUI

Building Blocs. How Parties Organize Society

Does society and its cleavages influence Parties, or rather the other way around? The book I have reviewed deals with this crucial research question in Political Sociology.

Building Blocs. How Parties Organize Society. Edited by Cedric de Leon, Manali Desai, and Cihan Tuǧal, Stanford: Stanford University Press, 2015. 242p. $24.95 cloth.

pid_24999The literature on political parties’ genesis and organization is well consolidated. Do exist brilliant books on comparative politics and in political sociology alike. On one side, the contributions of Max Weber, Stein Rokkan, Seymour Lipset and Hans Daalder have settled a clear perspective on the relevance of social cleavages and structures in shaping the born and the development of political parties, especially in western countries, and in Europe in particular. On the other side, the organizational perspective to analyze political parties is well robust alike. Since the seminal works of Moisey Ostrogorsky, Robert Michels, and then Maurice Duverger, David Epstein, Valdimer O. Key, Sigmund, Angelo Panebianco, Giovanni Sartori, Peter Mair, etc., the structure of political parties has been well analyzed. Do exist comparative researches that shed light on differences and similarities of different aspects of the political organizations, such as the leadership, the role of members and activists, and the funding.  Leggi tutto “Building Blocs. How Parties Organize Society”