Editoriale per il Corriere di Bologna-Corriere della Sera
Giovanni B. Drogo, è il sottotenente che non vide mai i nemici giungere alle porte della fortezza Bastiani e ne ricavò frustrazione e prostrazione per un confronto bellicoso tanto agognato quanto inutilmente atteso. La Destra, come scritto, è ancora in panne e Matteo Lepore ha appena ricevuto da Enrico Letta in visita in città l’ennesimo endorsement, che è anche un auspicio che suona però come una profezia: “Lepore è imbattibile”. La scaramanzia non c’entra, e i dati sono inequivocabili e cinicamente schietti.
Il punto politico è che qualora fosse eletto sindaco, come plausibile ritenere, Lepore avrebbe di fronte la peggiore consiliatura possibile e uno scenario da guerra fratricida. In assenza di una opposizione in grado di sfidare prima del voto e di presentare un capo che costruisca le basi per l’alternativa e l’alternanza (come del resto, in parte, nel caso di Virginio Merola), l’intera posta del conflitto si trasferirebbe/trasferirà all’interno del centro-sinistra. Che già storicamente non brilla per unità. In mancanza di una forza competitiva Lepore non potrebbe invitare i suoi a serrare le fila per evitare di cedere il passo all’avversario su questioni delicate e divisive o su scelte cruciali per la città. Il vuoto di avversari implica una “condanna” a governare per le forze del centro-sinistra che si sentirebbero deresponsabilizzate e quindi potrebbero alzare il tiro, avanzare proposte “ideologiche” al solo fine di rimarcare la propria identità e rassicurare la base di riferimento. Sarebbero cioè indotte a spingere l’agenda municipale in direzione di politiche “simboliche”, proprio per consolidare il recinto elettorale. Il rischio è un compromesso al ribasso, una sorta di manuale Cencelli della redistribuzione di piccole parcelle politiche a ciascuno dei sostenitori, senza riportare l’afflato universalistico e ambizioso che a tratti Lepore ha presentato in campagna elettorale sinora. Con una maggioranza consiliare che per il centro-sinistra potrebbe raggiungere cifre inedite, il negoziato, e il conflitto si trasferirebbero quasi interamente all’interno delle forze progressiste. Lo scenario per nulla improbabile è quello di un sindaco in balia di bande interne al Partito democratico nonché dei (troppi) partiti alleati della coalizione, i cui confini appaiono ancora troppo flessuosi. Inoltre, senza o con poca disciplina nei partiti, e dunque in Assemblea, il rischio sarebbe la palude, con continue minacce, ricatti ed estenuanti negoziazioni. In aggiunta si potrebbe avere quale prospettiva, solo parzialmente alternativa alla prima, lo svuotamento della Galleria dei Senatori con un accentramento nelle mani del primo cittadino indotto ad eludere i tranelli consiliari procedendo per “delibera/ordinanza”.
La varianza interna alla coalizione è molto, forse troppo, ampia. Si prospetta non l’Ulivo, ma l’Unione, e per tenere tutti “insieme” non basterà “ago e filo”, ma ci vorranno le forbici, per evitare un programma monstre di centinaia di pagine e troppe voci, intese come punti. Dalla estrema sinistra, ai movimenti, al civismo, al centro, ai fedeli di Isabella Conti, fino all’ambientalismo e al PD, quest’ultimo già di suo eufemisticamente attraversato da correnti e fazioni. Lepore dovrebbe puntare a rafforzare il suo partito, perché diventi perno non solo culturale, ma anche legislativo ed evitare il mercato delle singole proposte in contraddizione tra loro. Le tensioni con Labàs delle ultime ora preludono a terribili scontri identitari, che ciascun attore sarebbe propenso a sviscerare in mancanza presumibile di sanzioni politiche. Il numero di veto players, di coloro in grado di esercitare un potenziale di “veto” e di “ricatto” è tremendamente alto. E si tratta di “nemici” interni. Nel “Deserto dei Tartari” un soldato uscito dalla fortezza per recuperare un cavallo scappato venne ucciso da una sentinella amica, ma zelante. Lepore dovrà concentrare tutte le sue energie all’interno del proprio campo per indurlo a miti consigli, e consiliature, anche nella fase di definizione delle liste e dei nomi che le compongono, per evitare che in attesa del nemico esterno quello interno cresca troppo e velocemente. Il sottotenente Lepore è avvisato.