Il mio editoriale per il Corriere di Bologna-Corriere della Sera
I fatti di Palazzo d’Accursio sono passati alla storia perché prodromo alla presa del potere fascista in Emilia-Romagna e in Italia. Il 21 novembre del 1920 un manipolo di squadristi fascisti attaccò violentemente i cittadini accorsi per salutare l’insediamento della giunta comunale guidata dal socialista (massimalista) Enio Gnudi. Con pretesti, minacce, arroganza e deliberata intenzionalità, i fascisti poterono agire impudentemente con la complicità della polizia, del questore, e delle autorità preposte a garantire il rispetto della legge, che invece mostrarono passività e compiacenza. I fascisti perciò operarono sfacciatamente. Dieci i morti tra i bolognesi giunti a festeggiare la giunta socialista, speranza di molte rivendicazioni popolari e di istanze egualitarie frutto di movimenti popolari, operai, contadini, di scioperi e azione politica tesa a ribaltare un mondo ingiusto, iniquo, sostanzialmente ancorato a logiche “feudatarie”, in cui l’economia e i diritti erano appannaggio di notabili, agrari e borghesi. Nell’attacco vigliacco dei fascisti fu ucciso anche un consigliere comunale liberale, Giulio Giordani.
Nei giorni precedenti la violenza era nell’aria, evocata, invocata, ma anche schiettamente esercitata. Balordi, camicie nere balorde, fascisti, simpatizzanti, scorrazzavano per le vie cittadine, e d’Italia, in cerca di una scusa per menar le mani, per intimidire, per rendere servigi agli agrari impauriti dal protagonismo politico del popolo, per sedare le rivendicazioni sindacali, per viltà. L’arrivo delle masse sul proscenio politico.
Adelmo Nicolai era stato scelto quale vice-sindaco per la giunta Gnudi; a Bologna si laureò in giurisprudenza, già deputato in carica eletto nel 1919 nel collegio Ferrara-Rovigo, giunse davanti a Giacomo Matteotti per qualche migliaio di preferenze nella stessa lista socialista. Nei pressi del tribunale di Bologna il 18 dicembre Nicolai fu riconosciuto, avvicinato e colpito violentemente: una bastonata in testa gli provocò ferite importanti, e gli ululanti fascisti insieme a diversi studenti non risparmiarono nemmeno il padre. Per “pacificare” gli animi alcuni invocarono un ritorno “al comune di origine” dei socialisti oggetto di violenza; una bella faccia di bronzo dei fascisti spalleggiati da troppi liberali e industriali.
A Palazzo d’Accursio nel 1999 abbiamo visto ebbre scorribande di emuli del PNF salire sgarbatamente lo scalone principale, imitando i cavalli da cui prende il nome, e imbrattarne la solennità con urla da osteria, movenze e scimmiottamenti delle camicie nere. Intitolare una sala di Palazzo d’Accursio a Gnudi e Nicolai, per il quale non esiste nemmeno una strada, sarebbe un gesto di forte valenza politica, storica e civile. Perché la violenza non trovi mai spazio né a Bologna né altrove.
Quella giunta socialista non si insediò mai.